Classi differenziali a scuola? No, grazie. Dopo la proposta di qualche giorno fa di Roberto Vannacci, candidato della Lega alle Europee 2024, ha proposto delle classi separate per alunni con difficoltà di apprendimento o con disabilità. Già in precedenza, anche il ministro Valditara aveva ipotizzato qualcosa di analogo per gli alunni stranieri. Si tratta, però, di una pessima idea e i motivi sono davvero diversi.
"Dobbiamo mettere insieme gli alunni con prestazioni migliori, io non metterei il disabile con uno che corre i cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, poi però basta". Queste le parole che hanno sollevato l'indignazione di tantissime persone, che non sono per niente d'accordo con questa presa di posizione. A scuola si insegnano l'inclusione, l'accoglienza, il rispetto reciproco, l'aiuto: classi differenziali non farebbero altro che considerare alunni di serie A e alunni di serie B, ghettizzando questi ultimi.
I pedagogisti e gli esperti sostengono che questo approccio rappresenta un danno per tutti quanti, non solo per chi ha difficoltà di apprendimento, ma anche per i compagni. Perché la società umana si fonda proprio sulle diversità che ci rendono unici. La scuola è un luogo dove imparare ad accogliere l'altro, chiunque esso sia, a includere tutti, a trarre benefici anche dalle differenze che ognuno di noi porta come bagaglio personale e culturale e ad aiutarsi a crescere insieme, con la guida degli educatori.
Le classi differenziali servirebbero solo per "nascondere" chi non è considerato al passo degli altri, come se l'apprendimento fosse una gara. La cultura è di tutti e per tutti, così come lo è la scuola, che deve essere aperta a chiunque abbia voglia di crescere insieme e apprendere tante nozioni ed esperienze utili per il presente e per il futuro. Scuole speciali e classi differenziali rappresenterebbero una sconfitta non solo per il nostro sistema scolastico, ma per la società intera.
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