Quando si parla di figli a carico, è logico pensare ai minorenni e a chi sta ancora studiando per avere la formazione giusta per iniziare poi a lavorare. I genitori, secondo la legge italiana, sono obbligati a mantenere economicamente i propri figli fino a quando non sono maggiorenni e anche oltre i 18 anni, fino a quando non sono indipendenti economicamente. Ma cosa significa? Che dobbiamo mantenerli per tutta la vita o che c'è un limite oltre il quale non si dovrebbe andare? E dal punto di vista fiscale, come dobbiamo comportarci?
Innanzitutto, cominciamo con il dire che per il fisco italiano ci possono essere dei famigliari a carico del contribuente, colui che paga le tasse: possono essere i figli, ma anche il coniuge o altri parenti stretti. L'essere a carico consente di avere delle detrazioni, calcolate dal soggetto che dà assistenza fiscale a chi ancora non lavora. I figli sono a carico, di fatto, fino a quando non sono indipendenti dal punto di vista economico, quando diventeranno cioè a loro volta dei contribuenti.
Secondo quanto previsto dalle ultime normative, chi ha dei figli a carico può richiedere una detrazione dall'Irpef che varia a seconda del reddito complessivo, andandosi ad annullare a partire dai 95mila euro di reddito. L'Agenzia delle Entrate considera fiscalmente a carico una persona che ha un reddito inferiore o uguale a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Solo per i figli con meno di 24 anni, questo limite è portato a 4mila euro.
La detrazione di base è pari a poco più di 1000 euro per un figlio con meno di 3 anni e circa 900 euro per i figli con più di tre anni. Per famiglie con più di tre figli a carico, si prevedono detrazioni di 200 euro a minore. Se è disabile, invece, la cifra raddoppia.
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