In Italia un lavoratore può avere la partita IVA e un contratto da lavoro dipendente nello stesso tempo? Le due modalità di lavoro possono coincidere oppure no? La risposta alla domanda è sì, a patto di seguire alcune piccole regole previste. Innanzitutto, bisogna capire per chi si lavora. In caso di lavoratore dipendente di un'azienda privata, non ci sono problemi. Per i dipendenti pubblici, invece, ci sono delle eccezioni da conoscere.
Cominciamo dalla prima casistica. Un dipendente privato può aprire una partita IVA come libero professionista, ditta individuale e società, senza rinunciare al suo contratto da lavoratore dipendente, ma non deve esserci concorrenza tra le due attività. Bisogna anche valutare se nel contratto sia previsto o meno il divieto di lavoro autonomo. Il lavoratore non è tenuto a comunicare la sua scelta al datore, anche se sarebbe corretto farlo.
Veniamo, invece, al caso di un dipendente pubblico che vuole aprire la partita IVA: qui è un po' più difficile. Questi lavoratori, infatti, devono lavorare in modo esclusivo per la propria Amministrazione pubblica, ma ci sono delle eccezioni, che vanno però sempre autorizzate:
- incarico temporaneo e occasionale che non interferisce con le mansioni svolte per la pubblica amministrazione
- non c'è un conflitto di interessi
- l'attività deve essere svolta fuori dall'orario di servizio
Per chi apre la partita IVA con il regime forfettario, infine, esiste un paletto in più, introdotto dalla legge di Stabilità del 2016: i lavoratori dipendenti possono accedere a questo regime se nell'anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e/o assimilati non superiori a 30mila euro.
Sia in caso di contratto da dipendente di un’azienda privata sia in caso di dipendenti pubblici, sarebbe sempre meglio informarsi prima dai sindacati e da un commercialista esperto in queste questioni, per non incappare in errori banali che potrebbero mettere a rischio il proprio lavoro da dipendente.
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