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Il deinfluencing ha l'aria di essere qualcosa di opposto al fenomeno degli influencer, ma cos'è davvero? La tendenza TikTok si sta affermando anche in Italia: a suon di hashtag - #deinfluencer, #deinfluencing, #antihaul - i content creator dicono che cosa NON comprare, ma il trend ha diverse sfumature che prendiamo in considerazione.
Anti-influencer o influencer?
Il deinfluencing investe tanti campi, il beauty, il make up, la moda, persino il mondo BookTok. Il paradosso esplode soprattutto quando i deinfluencer sconsigliano un prodotto per consigliarne subito un altro. Ma allora non si resta nell'ambito dell'influencer classico, quello che consiglia cosa acquistare e sponsorizza marchi e brand?
E qui, i più maliziosi fanno l'ipotesi delle operazioni volte a screditare i competitor. D'altra parte, si potrebbe chiamare in causa l'esigenza di verità e autenticità, anche rispetto alle possibili pubblicità ingannevoli.
Deinfluencing: marketing o sostenibilità?
Il trend può inserirsi nel solco del marketing, ma, in alcuni casi, le etichette #deinfluencing e #deinfluencer si accompagnano anche ad altri hashtag come #sostenibilità, #minimalismo e #nobuyyear2023.
Infatti, c'è chi associa il deinfluencing a una maggiore consapevolezza negli acquisti, al bisogno di fare qualcosa contro il consumismo e l'iperconsumismo, anche per il pianeta e per le proprie tasche, per il risparmio.
Con l'hastag #nobuyyear, ad esempio, gli utenti TikTok indicano regole e buoni propositi per limitare gli acquisti ed evitare le cose inutili.
Deinfluencing: un trend nuovo?
Su TikTok, i video sono diventati virali: gli hashtag #deinfluencing e #deinfluencer stanno totalizzando milioni di visualizzazioni (quasi 200), ma in effetti la critica dei consumi non è del tutto nuova. Già negli anni scorsi, su YouTube sono comparsi i contenuti anti-haul, pubblicati anche a cavallo tra ll 2022 e il 2023. Il bersaglio sono gli haul, i video in cui i content creator mostrano i prodotti acquistati.
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