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Se hai un animale domestico dovresti avere confidenza con la ricetta veterinaria elettronica (RVE). È obbligatoria dal 16 aprile 2019, come previsto dal decreto attuativo disposto dal ministro della Salute in merito alla legge 167/2017, e sostituisce quella classica in formato cartaceo in tutta Italia. Si tratta di un sistema informatizzato per la tracciabilità di mangimi medicati e farmaci veterinari. L'obiettivo dunque è la farmacovigilanza in campo veterinario, anche per tutelare la salute pubblica e per digitalizzare l'ambiente sanitario e della pubblica amministrazione.
Come funziona la ricetta veterinaria elettronica
Ogni RVE è composta da un numero che identifica la ricetta e un PIN di 4 cifre che viene generato dal sistema quando il medico veterinario emette la ricetta. Dottori, ma anche farmacisti, allevatori, proprietari e tutti coloro che hanno a che fare con i pets possono registrarsi con delle credenziali al portale vetinfo.sanita.it e al sito ricettaelettronicaveterinaria.it. Per i veterinari esiste anche un'applicazione.
Quando il medico prescrive un farmaco, i proprietari non devono far altro che andare dal proprio farmacista e fornire le informazioni utili per poter accedere alla prescrizione prevista dalla ricetta elettronica veterinaria, come spiegato dal dottore al momento della visita. Così tutto si svolge in maniera più precisa e puntuale, per snellire il procedimento in tutte le sue fasi.
Sicuramente un metodo utile a raggiungere quella semplificazione della sanità e della pubblica amministrazione che tutti speriamo di ottenere presto. Ma voci critiche sottolineano che ci sono ancora piccole o grandi imperfezioni che devono essere migliorate. Il personale interessato ha bisogno di formazione e tutte le Regioni italiane dovrebbero adottare lo stesso sistema per evitare di creare confusione. Dovrebbero essere garantite a tutti gli attori protagonisti le strumentazioni adeguate e un'assistenza costantemente attiva, magari rendendo più semplici alcuni passaggi.
La strada è stata tracciata. Deve solo essere perfezionata. E chissà che non diventi buona pratica anche in medicina umana.
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