Educare all’aria aperta è un metoto didattico molto diffuso nei paesi nordici che nasce a partire dagli anni ’90 (con l’esperienza dell’asilo nel bosco), ma in questi ultimi dieci anni sta prendendo piede gradualmente anche in Italia. L'educazione basata sull'esperienza diretta e su una serie di attività giocose e creative, principi fondamentali cari al maestro Bruno Munari, e al pedagogo e direttore didattico Gianfranco Zavalloni, autore dei “Dieci diritti naturali dei bambini”.
Attualmente, alcune scuole dell’infanzia e primarie (ma anche qualche asilo nido) italiane, organizzate in rete, adottano questo metodo di educazione all'aria aperta.
Scuole all'aperto, i motivi a favore
Imparare senza gabbie, restrizioni ed orari da rispettare è divertente e coinvolgente per i più piccoli. Banchi portatili, scarpe comode, mantelline antipioggia, coperte e materiali che si trovano nel bosco come sassi, rametti, corteccia, pigne sono gli ingredienti essenziali per fare scuola all’aperto. E i bambini si muovono grazie all'apporto di educatori e maestri con naturalezza, gioia, hanno un migliore atteggiamento sociale tra pari, e si pongono tante domande in un ambiente ricco di stimoli.
Scuole all’aperto, i motivi contro
Per i bambini che saranno gli adulti di domani, è benefico muoversi liberamente a contatto con la natura, anche per conoscerla, ma appena usciti da questo tipo di scuola dovranno di nuovo scontrarsi con il vivere sociale, le restrizioni, regole e pareti che questo ci impone. Possono, così, trovarsi in difficoltà non avendo appreso gli strumenti adeguati per difendersi, già a partire dalla scuola secondaria. La natura da sola non è sufficiente per educare.
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