Il fenomeno dello spreco alimentare in Italia è davvero allarmante. Tanto, troppo cibo finisce nel bidone della spazzatura, sia a monte, nel circuito della piccola o grande distribuzione, sia nelle nostre case. Buttare via alimenti che si potrebbero ancora mangiare, fare attenzione quando si fa la spesa, saper leggere le etichette dei prodotti alimentari: queste sono solo delle accortezze che si possono prendere per evitare di buttare via cose che si potrebbero recuperare. Quanto cibo sprechiamo in Italia?
Il rapporto 2022 di Waste Watcher International, condotto in 8 Paesi del mondo – Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia - svela quanto food buttiamo via. Nel mondo il dato pro capite annuale è di 121 kg di cibo a persona che finisce nell'immondizia, per un totale di 1 milione di tonnellate di alimenti. Un terzo del cibo prodotto va perso. A livello globale, lo spreco di cibo può essere immaginato in questo modo: 23 milioni di camion da 40 tonnellate a pieno carico messi in fila, che sarebbero in grado di fare il giro della Terra non una, ma sette volte. In Italia lo scettro di "spreconi" va alle coppie senza figli e ai single, mentre il fenomeno è più diffuso nelle città del Sud e con meno di 100mila abitanti.
Si stima che nel nostro paese ogni anno vengano sprecati ogni settimana 595 grammi di alimenti per ogni abitante (contro i 529 del 2020), per un totale di 1,866 tonnellate di cibo sprecate. 7 miliardi di euro ogni anno finiscono nelle pattumiere di casa, con frutta, verdura, carne, pesce e pane gettati via perché scaduti, non più buoni, dimenticati in frigorifero o in dispensa. Siamo il paese, però, che spreca di meno, visto che ci sono nazioni dove i dati sono ancora peggiori rispetto ai nostri.
L'Italia, infatti, sembrerebbe la più virtuosa: i peggiori, in tal senso, sono i russi (672 grammi settimanali), seguiti dagli spagnoli 8836), dagli inglesi (949), dai tedeschi (1081), dai canadesi (1144) e dai cinesi (1153).
L'indagine spiega quali sono i principali sprechi in cucina: frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Nella maggior parte dei casi si tratta di alimenti che gli italiani dimenticano di aver comprato o che hanno acquistato senza considerare il reale fabbisogno casalingo.
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