FESTIVITÀ E RICORRENZE

56° Biennale Arte di Venezia

LEGGI IN 4'
Un buon motivo per visitare l’Esposizione Internazionale d’Arte, ai Giardini della Biennale

Venezia non ha mai bisogno di una scusa per essere visitata; ne fornisce già mille in ogni momento dell’anno, persino per vedere come si può vivere in una città in balia delle acque. Ogni due anni, tuttavia, puoi aggiungere un buon motivo: visitare l’Esposizione Internazionale d’Arte, che si tiene ai Giardini della Biennale, all’Arsenale e in alcuni spazi espositivi sparsi tra Venezia, Lido, isola di San Servolo e isola degli Armeni. 

Per visitare la Biennale d’Arte non devi essere necessariamente un’esperta, è sufficiente il desiderio d’immergerti in un’esperienza molto intensa e bellissima, che riuscirà a coinvolgere tutti i tuoi sensi. L’esposizione è talmente vasta che troverai certamente artisti che ti emozioneranno e altri che probabilmente non ti piaceranno nemmeno un po’, ma questo fa parte del gioco.

Il titolo del 2015 è All The World’s Futures – tutti i futuri del mondo – tema quanto mai vasto e che presuppone una riflessione degli artisti su ciò che immaginano possa aspettarsi l’umanità. Riprendendo le parole di Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, “Oggi il mondo ci appare attraversato da gravi fratture e lacerazioni … Nonostante i colossali progressi nelle conoscenze e nelle tecnologie viviamo una sorta di age of anxiety.”. La mostra racconta il rapporto tra l'arte e lo sviluppo della realtà umana, sociale e politica, nell'incalzare delle forze e dei fenomeni esterni.

La Biennale è un palcoscenico e uno spettacolo da vedere già di per se stesso, in un intenso scambio di ruoli tra contenitori e contenuto. Sono stati chiamati 136 artisti dei quali 88 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi. Delle opere esposte, 159 sono nuovi lavori

Ai Giardini, se per te è la prima visita, perdi un po’ di tempo a osservare l’architettura dei 29 padiglioni nazionali, che sono stati costruiti tra il 1907 e gli anni Cinquanta. Se li conosci già e vuoi concentrarti sui padiglioni migliori, rimarrai senza fiato davanti al padiglione della Corea, che parla dell’uomo nel suo approccio allo spazio, e del Giappone, in cui migliaia di fili rossi sostengono chiavi nell’istallazione di Chiharu Shiota “The Key in the Hand”. Il padiglione della Svizzera ha fatto molto scalpore perché ti conduce di fronte a una piscina che sembra piena di sangue: negli anni questo padiglione ha avuto una tradizione pacifista ma questa, forse, non è stata una delle imprese migliori. In tutta la Biennale troverai istallazioni video molto belle; sarà molto impegnativo vederle tutte, quindi non dovresti perdere Halka/Haiti nel padiglione Polonia, in cui C.T. Jasper e Joanna Malinowska hanno voluto proporre la ripresa dell’opera lirica Halka ambientata in un villaggio haitiano, riprendendo il tema del film Fitzcarraldo.

Se l’arte dev’essere provocatoria, la Biennale di quest’anno non sarà ricordata per la sua intensità ma forse per il suo manierismo: prenditi tuttavia il tempo di sederti qualche minuto nel padiglione USA in cui Joan Jones parla del rapporto con la natura, a partire dalle api. Il più sorprendente di questa 56° edizione, rimane il lavoro di Fiona Hall al padiglione Australia, una “Wunderkammer” che contiene al suo interno gli elementi più disparati: boccette di profumo, orologi, banconote e mille elementi di una sorta di archeologia moderna.

Anche la sede dell’Arsenale è un luogo emozionante di per se stesso, se non l’hai mai visitato, per gli edifici appartenuti alla Marina Militare e che in alcuni tratti conservano addirittura gli odori dei materiali che sono stati lavorati o conservati in passato. La visita è veramente impegnativa per la mole di opere esposte: difficile uscire dal giro completo senza un senso di spaesamento, una specie d’indigestione. Tuttavia, salvo una visita più approfondita al padiglione Italia - quest’anno davvero bello - curato da Vincenzo Trione, puoi goderti una bellissima passeggiata e una sosta nel ristorante design o in un punto di ristoro esterno, molto panoramico.

In Arsenale, sofferma l’attenzione sul padiglione del Sud Africa – sempre molto interessante e focalizzato sulla politica – e sulla nudità del Tuvalu in balia delle maree (con un inquietante parallelismo con la situazione veneziana). I nomi degli artisti da non perdere sono: Ricardo Brey, Kutlug Ataman, Barthelemy Tuogo. Due donne riescono a toccare corde profonde: Ana Gallardo, con un’istallazione di 100 statuette d’argilla che ricordano gli ex-voto - prodotti da delle detenute e che rappresentano le loro speranze – e Sarah Sze che, nel Giardino delle Vergini, propone The Last Garden, un angolo abbandonato e pauroso che conserva tracce antropiche in mezzo alla natura che prende il sopravvento.

Alla prima visita, la Biennale Arte può dare luogo a un’esperienza ambivalente che, nel bene e nel male, non ti lascerà indifferente. Potresti avere – molto spesso – l’impressione di “non capire”. Naturalmente potrai prenotare una visita guidata o scegliere una delle altre soluzioni, proposte dall’ottima organizzazione della mostra, ma ricordati che la curiosità è un ottimo motore.

Immagine di copertina: ©biennaleArte

Ti potrebbe interessare anche:

Iscriviti alla newsletter di donnad

Leggi tanti nuovi contenuti e scopri in anteprima le iniziative riservate alla community.