Monica Sgandurra, architetto e paesaggista, vive e lavora a Roma. È professore di Architettura del Paesaggio presso La Sapienza ma - per il mondo delle appassionate di cake design - è soprattutto l'anima di cakegardenproject.com, il blog nel quale unisce giardini fantastici e dolci. Dal blog è scaturito il piccolo volume "Cakegarden" (ed. DeriveApprodi) in cui dolci e giardini si tengono per mano con ricette unite a racconti di luoghi meravigliosi.
Molto seguita attraverso i social, Monica usa l'insolito abbinamento di creazioni di zucchero e prospettive vegetali per parlare di creatività ed espressione della fantasia.
COM’È NATO CAKEGARDENPROJECT?
Da un lato sono sempre stata appassionata di pasticceria perché è una disciplina dell'esatto. Le proporzioni e gli ingredienti devono essere precisi altrimenti il dolce non viene. Per me, fare un dolce, è un momento di disciplina del mio carattere; riuscire a portare a termine le operazioni giuste e avere un risultato mi gratifica. Inoltre presentarsi con un dolce è un atto dal quale ricevi benevolenza: tutti li guardano in maniera sognante esattamente come un mazzo di fiori, anche quando per gusto personale non li apprezzano particolarmente.
Dal un punto di vista culturale, invece, mi sono chiesta come avvicinare le persone alla progettazione del paesaggio e dei giardini, materia in cui noi Italiani siamo ancora passi indietro rispetto a Francia Inghilterra e Germania. Abbiamo avuto un '900 in cui non ci sono state pochissime figure di spicco e un dopoguerra in cui - in altri paesi grazie a leggi specifiche si è rafforzata l'idea del paesaggio per avere un ambiente più vivibile - noi abbiamo avuto le speculazioni del boom e i paesaggisti hanno avuto vita difficile. Volevo trovare un escamotage per fare in modo che più persone conoscessero questo mondo - spesso visto in maniera superficiale - in cui l'architetto paesaggista è chiamato all'ultimo per aggiungere un po' di verde qua e là, invece che a lavorare in un team per realizzare spazi equilibrati. L'idea è partita da Franco Zagari, uno dei più famosi progettisti italiani e mio maestro. Conoscitore dei miei dolci, mi ha suggerito di mostrarli per farli diventare una pubblicità al giardino. In entrambi i casi si tratta di un esercizio di composizione della bellezza e pongono ambedue dei problemi progettuali.
PARLIAMO DI CORTOCIRCUITI CREATIVI: COME SI CONIUGANO DIVERSE ATTIVITÀ?
Il cortocircuito creativo è l'aspetto più interessante: per un progettista è difficile spiegare come scatta l'idea. Quando devo farmi venire un'idea per un dolce o un giardino, faccio tutt'altro. Non mi metto davanti al PC ma passeggio, vado a vedere una mostra, leggo un libro. La lampadina si accende in maniera inaspettata. Magari ti sembra di girare in tondo senza trovare una soluzione, ma in realtà è questa che gira attorno a te perché la mente coglie involontariamente tanti piccoli segnali che poi mette insieme. Vado alla ricerca di spunti anche quando vado sulle mie terrazze con la zappa in mano, facendo operazioni di giardinaggio spiccio e facendo andare le mani. In cucina è la stessa cosa: occupi materialmente il corpo ma non la mente, che si svuota. Diventi più ricettivo e sensibile. Quando le persone capiscono che nel processo creativo ci sono rimandi e metafore, si trovano a moltiplicare la loro fantasia ed entrano nel sentimento che anima il lavoro. Terminato questo processo, bisogna scegliere – escludendo tutte le possibilità che sembrano meno valide -e la scelta può essere una sola, sia in architettura sia in pasticceria.
CREDI CHE OGGI SIA NECESSARIO ROMPERE GLI SCHEMI O SPECIALIZZARSI?
Essere specializzati per certi versi funziona e per altri no. Da un lato miri a raggiungere un unico risultato ma non vedi mai l'altra faccia della luna; dico sempre ai miei allievi di viaggiare, fotografare, nutrirsi di cultura. Io, per un verso, ho sofferto della specializzazione tuttologa del vecchio ordinamento universitario - costruire una formazione post-laurea è stato difficile – d'altro canto mi ha giovato non avere il paraocchi. Oggi si tende a restringere il campo e a portare gli argomenti su aspetti molto specifici mentre la comprensione dovrebbe essere olistica.
CHI SONO I TUOI IDOLI IN PASTICCERIA?
Quando ho cominciato a studiare i pasticceri e i designer del dolce contemporaneo sono rimasta incantata dai lavori in wafer paper di Lucia Simeone, sono vere e proprie sculture. Molti anni fa, invece, ero rimasta colpita da Maurizio Santin che aveva ideato un'app – mai portata a compimento - in cui si vedevano i disegni con le strutture dei suoi dolci, sezionati proprio come edifici, con le stratigrafie delle consistenze. Uno dei miei idoli è Pierre Hermé con i suoi macarons. Il cioccolatiere parigino Patrick Roger è molto vicino al mondo del giardino è ha fatto sculture esposte persino al museo Rodin. Stimo molto Sal de Riso che valorizzando i limoni della Costa d'Amalfi ha fatto moltissimo per il territorio. Per quanto riguarda il cake design, ammiro la collega architetto Maria Antonietta Motta e il lavoro sul packaging della pasticceria Bocca di Dama a Roma.
COSA CONSIGLI A CHI SI AVVICINA AL CAKE DESIGN?
Innanzitutto il cake design non è pasticceria. Le basi delle mie torte le faccio io ma c'è anche chi decora e basta. Consiglierei di fare un piccolo corso per evitare gli errori più elementari, poi di avere l'attrezzatura giusta e provare a fare da sole la pasta di zucchero, più gradevole di quella confezionata. Le belle torte sono quelle in cui la creatività è moltiplicata, perciò si possono studiare le cose degli altri e magari copiare. "Copiare bene" è un esercizio che consiglio ai miei allievi, che vale in architettura e in pasticceria: serve a comprendere prima di passare a fare altro di personale. Però – mi raccomando! - bisogna sempre dire che si sta copiando. Per costruire una bella torta devi fare un buon lavoro di struttura interna e devo dire che i miei studi di statica mi aiutano. Per ultimo ma fondamentale, la torta dev'essere bella ma anche buona: vince chi riesce in entrambe le cose.
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