DONNE E LAVORO

I Trentenni, storie di una generazione che ce la farà.

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I Trentenni sono Silvia Rossi, Ilaria Sirena e Stefania Rubino, un trio millennials presto diventate idoli dei coetanei italiani. Da poco hanno scritto un romanzo, “Hai detto trenta?”, andato in ristampa dopo un solo mese dalla pubblicazione. Silvia ti racconta come, per i trentenni di oggi, adagiarsi sugli allori non sia un’opzione possibile.

Tu, Stefania e Ilaria siete i membri fondatori: come vi è venuta l’idea di creare I Trentenni?

Il blog è nato nel 2103 ma noi ci conosciamo da tanto tempo: con Stefania dal primo anno di università, mentre con Ilaria ci siamo conosciute poco dopo durante una vacanza in Sardegna. Io ho fatto da collante a un gruppo più ampio di sette amici. Finiti gli studi, eravamo in pieno precariato. Dopo l’ennesimo aperitivo in cui ci confidavamo sfighe e insuccessi, ci siamo dette “Iniziamo a raccontarla anche agli altri questa cosa” per condividere l’esperienza che avevamo capito accomunava tutti noi millennials.

Dai 30 in su puoi fare tutto…o quasi: questa frase, sottotitolo al blog, racchiude la vostra filosofia?

Il giorno del mio fatidico compleanno, mio padre mi ha detto: dai trent’anni puoi fare tutto. Intendeva dire che è un’età in cui sei giovane ma hai anche acquisito consapevolezza e maturità. Quel “…o quasi” l’ho aggiunto io perché siamo nati in un periodo storico pessimo e ce ne stiamo facendo una ragione.

Quanto lavoro c’è dietro al vostro progetto?

Nel momento stesso in cui abbiamo deciso di partire, abbiamo scelto di farlo seriamente, mettendo in campo la nostra esperienza professionale. Ci vuole tanta costanza: crei un rapporto con chi ti segue e devi mantenerlo. Se vuoi che un progetto del genere abbia successo – in termini di soddisfazioni personali ed economiche - non puoi improvvisarti, è un vero mestiere. Io sono giornalista e mi sono formata sul web, Stefania è una specialista di comunicazione e marketing, Ilaria invece è architetto. Abbiamo iniziato quando in Italia c’è stato il boom dei blog ma non è sufficiente avere la giusta tempistica, ci devono essere buoni contenuti e costanza.

Come vi siete distribuite i compiti?

Io sono la parte creativa e attoriale, mi piace metterci la faccia. Stefania si occupa della parte commerciale e di marketing, delle strategie di comunicazione. Ilaria è la più ordinata e metodica, è sua la parte operativa, sul blog nei social e nella logistica.

“Hai detto trenta?” è stato pubblicato da Rizzoli ed è andato immediatamente in ristampa: com’è stato scrivere un libro in tre?

Bello ma anche difficile. Abbiamo avuto momenti di grande crisi ma anche di commozione perché stavamo scrivendo qualcosa che ci riguardava molto da vicino, anche se non era autobiografico. Ilaria è sempre stata presente e attiva nella fase creativa del racconto e ha dato voce al personaggio di Lea ma “le mani” sono state le mie e quelle di Stefania; abbiamo curato rispettivamente i personaggi di Andrea e di Viola e, alla fine, io mi sono occupata di dare continuità alle storie.

Quali aspetti del libro credi siano piaciuti di più?

La scrittura semplice, il linguaggio facile e l’empatia. Abbiamo vissuto negli anni ’90 le problematiche adolescenziali, le tragedie amorose, l’amicizia. Perché erano belli quegli anni? Perché eravamo belli noi, pieni di spensieratezza, con la presunzione giusta di voler cambiare il mondo. Alla fine, rimane la consapevolezza che a trent’anni la vita è lì che ti sta aspettando, che deve ancora cominciare.

Come avete vissuto il successo del romanzo?

È stato il coronamento di un lungo lavoro e una fonte continua di emozioni. Dalla community riceviamo feedback commoventi; comprano il romanzo e ci scrivono, ci ringraziano per averli fatti riflettere sulla situazione attuale e averli fatti tornare indietro con il ricordo agli anni ’90. È sconvolgente quando qualcuno ti ringrazia, ti carica di orgoglio ma anche di senso di responsabilità

Quali ambizioni avete per il futuro?

Il romanzo è solo l’inizio: vogliamo scriverne un secondo e abbiamo lasciato apposta il finale aperto. Il nostro sogno sarebbe trasformarlo in una serie tv, in un film o in un’opera teatrale (magari tutti e tre!). Attualmente non c’è nulla che racconti le giovani trentenni italiane e le loro difficoltà, una narrazione iconica che negli States è stata “Girls”.

È vero che i trentenni riusciranno a cambiare il mondo?

I trentenni di oggi hanno problemi immensi, prima di tutto il precariato e il lavoro incerto. È una situazione endogena patologica che per noi è diventata non solo la normalità ma anche una condizione quasi da accettare. D’altra parte, proprio per questa insicurezza economica cronica, noi trentenni siamo molto intraprendenti e pieni di inventiva. Da un lato, sogniamo una casa o un figlio – che non possiamo permetterci perché non possiamo accedere ad un mutuo o a un periodo di maternità se siamo liberi professionisti – ma, d’altro canto, abbiamo il vantaggio della “rete”.  Siamo una generazione determinata ma anche fragile, che sa sfruttare il supporto della propria community di riferimento per resistere. Abbiamo fatto rete perché – non essendo veri nativi digitali – abbiamo dovuto unire i puntini ma abbiamo scoperto che, se lo facciamo, viene fuori un prodotto migliore. Non siamo individualisti o bamboccioni; se una cosa vale, è facile avere supporto per realizzarla. C’è molta collaborazione perché sappiamo che se vuoi raggiungere un obiettivo, oggi è impossibile farlo da soli.

Cosa succederà quando non avrete più trent’anni?

Abbiamo già comprato i domini per “I Quarantenni” e quindi ci rivedremo di là.

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