Si chiamano Teresa, Nicoletta, Costanza, Elena e sono giovani donne che hanno scelto di vivere ai quattro angoli del mondo lontane dai loro luoghi d’origine.
Se ne sono andate per motivi differenti ma le loro storie hanno dei tratti in comune, primo fra tutti il fatto di essere delle scrittrici fenomenali e di aver diffuso attraverso il web le loro avventure di espatriate.
Conosciamole meglio. Forse le loro vicende – che ogni giorno divertono, appassionano e commuovono migliaia di followers – potrebbero esserti d’ispirazione se stai pensando di fare le valigie e saltare su un aereo.
Teresa Pisanò è una trentenne salentina che insegna italiano in una scuola di Taipei, Taiwan. Racconta il suo amore per i viaggi in Oriente e la fotografia in Asia Mon Amour, con storie farcite di colori e romanticismo.
Nicoletta Consumi è una giornalista fiorentina. Da un anno vive in Svezia con il marito italo-svedese e la figlia di un anno e mezzo. Nel suo blog Tu sapessi in Svezia racconta bellezze e brutture di un paese che a un italiano, talvolta, potrebbe sembrare Marte.
Costanza Pasqua, classe 1985, ha studiato Agraria senza molto successo prima di decidere di frequentare la London School of Journalism. Ha trascorso tre anni a Londra ma da due anni vive in Australia. Le sue avventure da espatriata, al limite del demenziale, sono raccolte nel blog Ci Vuole Costanza.
Elena Torresani ha all’attivo tre libri. Dice di essere specializzata professionalmente in parole giuste (quelle sbagliate le concentra nella vita privata). Come scrittrice graffiante e ironica puoi seguirla sul suo blog personale, mentre le storie di viaggi le trovi su Globetellers.
- Quando sei partita dall’Italia e perché?
Teresa: “Il mio battesimo con l’Asia è avvenuto circa 15 anni fa, quando andai la prima volta in Cina per fare un corso di lingua all’Università di Pechino. Appena laureata ho passato a Shanghai 5 anni bellissimi della mia vita. Sono tornata in Italia ma appena ho potuto sono di nuovo scappata in Asia. Ora vivo a Taiwan da 4 anni. A parte qualche breve parentesi, ho sempre insegnato italiano o cinese in tutti i posti in cui ho vissuto”.
Nicoletta:” Abbiamo lasciato l’Italia perché volevamo crescere professionalmente e nel nostro Paese, al momento, non è possibile. Abbiamo sempre viaggiato tanto ed è stato naturale spiccare il volo”.
Costanza: “Sono partita dall’Italia nel luglio 2010, in un periodo nero della mia vita - lasciato il fidanzato storico, lasciata l’università - e mi sono trasferita a Londra per studiare giornalismo. Ho iniziato come stagista e poi ho trovato quello che è stato il mio primo lavoro , quello che mi ha insegnato l’inglese, a cacciare la gente ubriaca da un pub e a parlare inglese perfettamente.
Elena: “Ho lasciato l’Italia nel marzo 2015 stremata dall’assenza di speranza e visione, disgustata dal livello del dibattito pubblico e dalla politica, frustrata dal sistema fiscale e dalla stagnazione imprenditoriale”.
- È stato difficile?
Teresa: “La prima volta fu un trauma. Vivevo nel dormitorio della scuola in una camera molto piccola che condividevo con una ragazza coreana con cui parlavo la lingua dei gesti. Non capivo nulla, non mi capivano, mi sembravano marziani e lo stesso effetto facevo io a loro. Mi sembravano troppo distanti e scrivevo lettere piagnucolanti a mia madre dicendo che avevo sbagliato tutto. Eppure solo dopo qualche settimana, dubbi e perplessità si tramutarono in amore incondizionato e non sarei più tornata in Italia”.
Nicoletta: “Non è stato difficile ma complesso. Prima di partire bisogna avere le idee chiare e possibilmente avere già un lavoro in mano”.
Costanza: “Sono stata fortunata perché mia sorella e mio cugino vivevano a Londra da molto tempo. All’inizio ero felicissima. Ero pronta a vivere una nuova vita, niente mi abbatteva. Il difficile è arrivato dopo il primo anno: dopo colloqui che sembrano andare sempre male, dopo le case orrende che vai a vedere, dopo che ti accorgi che il tuo conto in banca piange ogni fine mese e che più lavori, meno le cose cambiano, dopo che uno dopo l’altro i tuoi amici se ne vanno. Il post più letto del blog parla di queste difficoltà e la gente mi dice ancora che è tutto così vero. Ora che vivo in Australia però, penso sia dieci volte più difficile dell’Inghilterra: al confronto quella era una passeggiata”.
Elena: “Dal punto di vista sociale è stato meraviglioso, mi sono trovata al centro di ciò che ho sempre sognato: una realtà molto più inclusiva e rispettosa, leggi e provvedimenti di cui non mi devo vergognare, un giornalismo decente. Dal punto di vista personale è stata tostissima: la Londra di oggi è infinitamente più competitiva di quella di un tempo e le possibilità molto più ristrette. Qui, da anni, arriva moltissima gente davvero in gamba, che non smette mai di studiare per tenersi costantemente al passo. I criteri di selezione e i test a cui ci si deve sottoporre per arrivare a certe posizioni erano per me inimmaginabili “.
- La tua scelta ha condizionato il tuo lavoro? È cambiato? Si è evoluto?
Costanza: “Avevo le idee molto confuse quando sono partita. Sapevo che mi piaceva scrivere, ma non sapevo cosa potevo fare. Poi sono arrivati i social media e ho cominciato ad avvicinarmi al digital marketing. Ho fatto la social media manager ma nel frattempo ho continuato a lavorare nella ristorazione, fino a diventare manager, così da avere le spalle coperte se la mia carriera nel marketing non fosse andata come volevo. E ancora oggi faccio tutte e due le cose, perché non sai mai cosa può succedere! Se non mi fossi trasferita, però, non so bene che cos’avrei potuto fare in Italia"
Elena: “Lavorare nel quartiere londinese di Mayfair mi ha insegnato un ritmo che non credevo possibile e mi ha aperto mondi pazzeschi ai quali, in Italia, non avrei mai avuto accesso. Mi sono trasformata in un’incubatrice di idee nuove che ho appena iniziato a mettere in campo”.
- Che ruolo ha avuto il blog?
Teresa: “Il blog all’inizio era necessario: per informare parenti e amici sulla mia vita dall’altra parte del mondo - senza dover inviare centinaia di email e di foto- per tradurre razionalmente le mie impressioni e per ricordare, per rendere eterni alcuni momenti della mia vita, immagini, luoghi e persone. Poi è diventato uno strumento di condivisione: mi ha permesso di conoscere persone interessanti e di partecipare al programma di Rai1 “Overland 15” come guida e interprete durante la spedizione che ci ha portato a percorrere 16 mila Km in jeep, lungo la mitica Via della Seta in Cina".
Nicoletta: “Scrivere il blog è stata una necessità per rimanere in contatto con quanti avevo lasciato a casa e mostrar loro il “mio nuovo mondo”, dove il dentista è gratis fino a 23 anni ma dove non è tutto oro ciò che luccica".
Costanza: “Quando sono partita, il blog era già nato ma quando mi sono traferita a Londra ha raggiunto l’apice della gloria. Ero una sfigata che si destreggiava tra pinte, fidanzati tremendi e una nuova città. Scrivere un blog mi ha aiutato moltissimo: ho sempre cercato di trovare il lato divertente delle cose, mi fa da psicologo quando mi sento soffocare e poi ci sono i lettori, che quando sei lontana da casa sono come avere una grande famiglia".
- Cosa ti manca di più e cosa di meno dell’Italia?
Teresa: “Dell’Italia mi mancano soprattutto sensazioni e odori: il profumo dell’inverno che sento solo a casa mia, quello dei camini accesi e delle bucce d’arancia, dei peperoni arrosto d’estate e della menta selvatica, l’azzurro del mare di giugno e il benessere estatico che provo quando mi tuffo nell’acqua cristallina. Mi mancano le donne di casa mia, il caffè del dopo pranzo e le chiacchiere con mia madre e mia nonna, le storie degli anziani, i miei cani, le librerie e Lecce di notte.
Mi mancano meno, invece, la disorganizzazione, lo stress e il provincialismo dell’Italia, la fatica e il nervosismo per fare qualsiasi cosa che sia burocratica, le lamentele degli italiani, il pettegolezzo e la tv italiana”.
Nicoletta: “Mi manca il cibo ovviamente e il caldo. Sto cercando di “temprarmi” al clima svedese ma la conseguenza al momento è stata una febbre da cavallo perché non riesco a uscire in maglietta con 10 gradi come fanno loro. Dell’Italia non mi manca il “pessimismo cosmico”, non mi mancano i nostri governanti che continuano a non fare niente per migliorare la situazione. Andando via è come se avessi chiuso una porta su un passato che non mi apparteneva. Ansia e rabbia sono spariti in un attimo. Ho cominciato a vivere. Ed è bello vivere in dignità”.
Costanza: “Da quando vivo in Australia è tutto un po’ più difficile. Famiglia e amici a parte, dell’Italia mi manca la bellezza delle città, la storia e la cultura. Mi manca anche la libertà di dire prendo un aereo e vado a casa per il weekend. La distanza, quando è troppa, rende le cose molto, molto complicate".
Elena: “Mi manca la sensazione di sentirmi a casa guardando le architetture, camminando per le strade, avvertendo l’aria immobile della pianura dalla quale arrivo. Mi fa star male l’essere lontana dalla famiglia e dagli amici, come accade a tutti gli emigrati. Niente altro".
- Che consiglio daresti a chi vuole partire per vivere all’estero?
Teresa: “A chi vuole andare all’estero, dico sempre di preparare la valigia e partire subito, senza pensarci due volte, anche solo per un periodo, anche solo per un viaggio. Conoscere posti nuovi, culture diverse apre sempre la mente e rende migliori le persone”.
Nicoletta: “È necessario conoscere bene almeno l’inglese, essere più esperto possibile in un determinato settore se si vuole lavorare in azienda o avere capitali se si intende aprire una attività. Ci vuole un po’ di pazzia e tanta determinazione”.
Costanza: “Nel blog avevo scritto qualche consiglio su come iniziare a Londra. Per l’Australia: fondamentale sapere l’inglese e capire che tipo di visto si può prendere. Non lavorare per nessun motivo con un visto turistico: anche se può capitare, è davvero rischioso. L’ultima cosa che volete è essere rispediti a casa senza poter più mettere piede in Australia”.
Elena: “Consiglio di scegliere con cura la destinazione e di tenere i piedi per terra. Salvo colpi di fortuna, su cui tendo a non fare grande affidamento, ci vogliono impegno, preparazione, ostinazione e qualche soldo”.
- Pensi che la tua sia una scelta definitiva? Dove ti vedi un domani?
Teresa: “Definitivo e futuro sono parole che non esistono nel mio vocabolario. Non mi vedo per sempre in nessun posto, mi vedo invece in tantissimi luoghi diversi, magari a studiare yoga in India, o a insegnare italiano in Vietnam o magari – chissà - su un’isola in Croazia. Io voglio pensare che vivrò facendo ciò che amo e senza rimpianti".
Nicoletta: “Mio marito ogni tanto mi guarda e mi chiede quale sarà la prossima destinazione. Non lo sappiamo ed è questo che ci elettrizza. Spesso sogniamo ad occhi aperti su un possibile futuro su un’isola a caso delle Canarie. Non escludo che possa andare proprio così!”
Costanza: “Non so dire se l’Australia sarà la mia tappa finale. Il mio fidanzato è australiano, quindi questa volta è un po’ diverso! Ho molti amici, una bella casa, una macchina, è il trasferimento più simile alla mia vita in Italia, ma la distanza ogni tanto si fa proprio sentire. Quindi per ora va bene così ma magari ne riparliamo tra un anno o due, ok?!”
Elena: “Io e il mio compagno siamo partiti sapendo che Londra era solo il primo passo. Vogliamo viaggiare e spostarci, conoscere. Al momento stiamo prendendo in considerazione una città molto più piccola e a misura rispetto a Londra: fosse per noi, staremmo bene in una fattoria in Islanda, ma cercheremo un giusto compromesso tra lavoro, bisogno di natura e voglia di uno stile di vita sostenibile".
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