Quando hai deciso di diventare sommelier?
Tutto è nato un po’ per caso all’inizio del 2000, mentre studiavo legge a Perugia per diventare avvocato. Mi sono iscritta ad un corso da sommelier perché in quel momento mia madre aveva rilevato un ristorante e quindi capitava che andassi ad aiutarla...non pensavo che poi sarebbe diventato il mio lavoro e la mia più grande passione.
Quali sono gli sbocchi lavorativi per una donna sommelier?
Ce ne sono diversi, soprattutto in certe realtà come Milano. Purtroppo, non sono molte le donne che fanno questo lavoro in sala, probabilmente è ancora un ambito maschile. Il sommelier è quasi sempre visto come un uomo e non nego che ancora oggi - a parte rari casi - nei ristoranti preferiscono uomini piuttosto che donne Sommelier. Credo, però, che se si vuole raggiungere un obiettivo, il modo per arrivare lo si trova.
Perché consiglieresti questa professione?
Si fa questa professione per passione e non per ripiego. Ti si apre un mondo bellissimo: il mondo del vino è qualcosa di incantevole non solo nel bicchiere. Viaggi, conosci aziende, produttori, territori, conosci persone che ti offrono le migliori bottiglie del mondo e che si portano dentro tante emozioni. È difficile da spiegare ma in un bicchiere di vino ci sono talmente tante cose da scoprire che più le conosci più t’innamori.
Quali sono gli errori da non fare?
Di sicuro pensare di essere arrivati dopo aver ottenuto il diploma di sommelier. Diplomarsi non significa nulla: ti danno in mano gli strumenti per leggere il vino ma poi bisogna esercitarsi ed essere curiose e non smettere mai di ricercare. Ci vogliono tanti anni e tanto tempo per essere brave.
Com’è la quotidianità della tua professione in un ristorante di prestigio internazionale?
La quotidianità – oltre l’ordinaria amministrazione degli ordini e del “lavoro di cantina” - è fatta di gesti, di aperture di bottiglie e servizio del vino. È una sorta di rituale: anche aprire correttamente una bottiglia è importante, aprire la bottiglia nel modo sbagliato o servire il vino ad una temperatura scorretta fa perdere la poesia e l’emozione di quello che si beve.
Com’è l’ambiente vino nei confronti delle donne?
Il mondo del vino non è sessista: il sommelier è una figura professionale e poco importa se è un uomo o una donna. Come ho già detto, è il mondo della ristorazione a mettere a volte la donna in una posizione diversa. Credo di poter dire di poter far parte di quelle donne che stanno facendo cambiare questa visione.
Cosa caratterizza il tuo approccio al cliente?
Dopo tanti anni, mi rendo conto quando è il momento di presentarmi al tavolo. Ci sono clienti di tutti i tipi ma, di sicuro, all'Excelsior Hotel Gallia la clientela internazionale è abituata a confrontarsi nel mondo con figure come la mia. Cerco sempre di ascoltarli e capire cosa vogliono, perché il semplice “Mi consigli un vino” non può bastare quando si hanno in carta più di 1200 etichette con un range di prezzo molto ampio. È fondamentale creare un feeling con il cliente, per poter suggerire il vino giusto per la situazione. Ogni vino ha il suo momento e il vino che hai bevuto in certe occasioni non avrà lo stesso sapore in altre.
Quale credi sia il tuo punto di forza?
Credo che sia sempre stato osare! Se non avessi osato, nella mia vita non sarei qui. Dall’altro canto, so di essere una persona che sul lavoro da tutto: essere costanti e corretti ti porta anche ad ottenere molto dalle persone che hai di fronte.
Che sogni hai per il tuo futuro?
Uno solo: avere un Domaine in Borgogna ma credo resterà un sogno! Al massimo, da pensionata, mi trasferirò in quella meravigliosa regione francese!
Ritieni che ci siano percorsi migliori di altri per accedere alla professione? Puoi consigliare almeno 5 passi fondamentali?
Io ho fatto un corso AIS però ce ne sono diversi e tutti di buon livello. Per me i fondamentali sono:
- Essere curiose.
- Non avere pregiudizi sul vino.
- Studiare.
- Bere.
- Tanta ma tanta passione.
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