Raggiungere la neutralità climatica dovrebbe essere la missione di ogni amministrazione, per poter abbracciare una mentalità più green e lasciare alle generazioni future un mondo migliore dove vivere. In cento città dell'Unione Europea è stato lanciato il progetto “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030”, volto a raggiungere l'azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto sera. Tra queste ce ne sono anche nove italiane.
Si tratta di una sfida importante, che però rappresenta un passo fondamentale verso quella transizione ecologica di cui il nostro pianeta ha bisogno. Ogni settore dovrebbe migliorare il proprio operato in un'ottica green, per ridurre al massimo l'impatto ambientale, così da garantire un futuro alla Terra. ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, oltre a ricordare quali sono le nove città che ci stanno provando a ridurre le proprie emissioni, fa anche il punto della situazione sui progressi compiuti. Innanzitutto, scopriamo le amministrazioni lungimiranti che stanno provando a cambiare l'approccio culturale e produttivo, con uno sguardo più sostenibile:
- Bergamo
- Bologna
- Firenze
- Milano
- Padova
- Parma
- Prato
- Roma
- Torino
Le città di Firenze e Parma, ad esempio, hanno già visto il proprio Climate City Contract approvato da parte della Commissione europea. Bergamo, Bologna, Milano, Prato e Torino, sono in attesa dell’approvazione, mentre Padova e Roma devono presentarlo e completarlo.
Come ha ricordato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'Asvis: "Le città sono ecosistemi complessi che allo stesso tempo influenzano e subiscono le dinamiche climatiche attraverso i sistemi dell’abitare, della mobilità, della produzione e consumo di energia e della gestione dei rifiuti. Il percorso verso la neutralità è difficile ma possibile, prendendo esempio dalle nove città analizzate, dove le emissioni sono già diminuite in modo significativo rispetto al 2015”.
Gli ostacoli ancora oggi sono molti, come leggi sbagliate, le resistenze tra i cittadini e anche nelle aziende o persino a livello decisionale. L'importante, però, è capire che da qualche parte bisogna partire, per quella rivoluzione culturale e mentale di cui abbiamo un disperato bisogno per salvaguardare il pianeta.
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